FERRANIA P30 ALPHA

(Febbraio 2018)

Finalmente, dopo diversi mesi dall’uscita dalla tanto discussa pellicola italiana (per altro mia conterranea ligure), ho trovato il tempo di testarla a dovere. Ad essere sincero, avevo perso di vista la vicenda quando un amico mi ha segnalato la presenza di un lotto di P30 in un negozio della mia città: Genova. Il giorno successivo, sono andato a comperare un esemplare per le prime prove di ripresa e laboratorio.
Avendo trovato poche informazioni riguardanti le caratteristiche e i tempi di sviluppo del film, ho iniziato, per rompere il ghiaccio, con il “coda test”.
Il coda test è un metodo piuttosto preciso per stimare il tempo di sviluppo richiesto da un’emulsione fotografica abbinata ad un particolare prodotto; tale prova insiste sullo sviluppo “a settori” di una piccola porzione della pellicola (i primi 8-10 cm, compresa la parte rastremata di coda, per l’appunto).
Non mi dilungherò, in tal sede, a spiegare come eseguire questa prova preliminare; dunque, mi limiterò soltanto ad enunciarne l’esito.
Utilizzando il kodak HC-110, diluito 1+79 (dil.F), il tempo stimato risultava essere compreso tra i 12’ e i 14’.
La scelta di una così elevata diluizione è stata dettata dalle immagini visionate sul web e da alcune recensioni che presentavano la pellicola come molto contrastata.
Prima di esporla per intero, ho preferito condurre un’ulteriore prova intermedia, scattando 5 fotogrammi ed applicando allo sviluppo dello spezzone i tempi dedotti dal test sopracitato.
Dopo aver letto diversi articoli ben argomentati, ho deciso di esporre il film a 50 ISO (2/3 di stop di sovraesposizione rispetto alla sensibilità nominale di 80 ISO), per ottenere la densità ottimale delle parti in ombra e di sviluppare, secondo i dati ricavati dal test, per 12’50”. I primi 5 fotogrammi non erano affatto male: le ombre avevano il giusto livello di dettaglio, tuttavia, le alte luci risultavano troppo dense (non bloccate, ma sicuramente non facili da stampare).
A seguito delle prove eseguite, ho esposto il resto del film a 50 ISO, operando in camera oscura nel modo seguente: l’inossidabile Kodak HC-110 è stato diluito come sopra (dil.F) e lo sviluppo, della durata di 10’40’’, è stato effettuato a 19.5°C, con tecnica di agitazione semi stand.
Che dire: densità perfette!
Essendo un estimatore delle emulsioni ortocromatiche, ho avuto modo, negli anni, di imparare a sfruttarle al massimo, in modo da ottenere una gamma tonale completa, senza compromessi (persino dai negativi di carta e dalle lastre di vetro emulsionate).
Questa tipologia di film, solitamente, è piuttosto contrastata e richiede accorgimenti particolari, sia in fase di ripresa che di sviluppo.
Ora: perché parlare di film ortocromatici? Perché la Ferrania P30 testata può, per certi versi, ricordare emulsioni di questo tipo: presenta, infatti, un contrasto evidente ed un certo calo di sensibilità al rosso. Come accade nelle orto, la grana è praticamente assente e la gamma di grigi differisce, in parte, da quella che solitamente caratterizza la resa tonale delle pellicole pancromatiche moderne.
Come dicevo, la scelta di esporre a 50 ISO risulta essere vincente, in quanto dona più rilievo e maggior dettaglio alle parti in ombra; di contro, onde evitare il blocco delle alte luci, bisogna intervenire con uno sviluppo molto diluito, accompagnato da agitazioni morbide, da effettuarsi ad intervalli ben precisi.
Per riassumere, gli accorgimenti tecnici messi in atto hanno portato ad un risultato soddisfacente: grana fine, alta nitidezza ed una resa tonale interessante, molto vicina a suggestioni di altri tempi. La cosa importante è che il film, esposto e trattato in tal modo, risulta pienamente stampabile con l’ingranditore (sia con luce diffusa che condensata) e non soltanto scansionabile (questo fa davvero la differenza).
Le immagini pubblicate contengono anche alcuni scatti “estremi” caratterizzati da una differenza di stop, tra luci e ombre, di difficile riproducibilità per quasi tutti i film di media sensibilità in circolazione; ciò nonostante, sono lieto di annunciare che la Ferrania P30 ALPHA si è comportata benissimo!

FERRANIA P30: una vecchia conoscenza
La Ferrania P30 è un film che conosco da tempo. Infatti, sono il fortunato possessore di un nutrito lotto di P30 (3M) risalenti all’inizio degli anni ‘70, molte delle quali, soprattutto nel formato 120, sono ancora pienamente utilizzabili (impressionante l’assenza di velo).
Messe a confronto con la versione del nuovo millennio, posso dire che sono simili ma non identiche. A pensarci bene, per certi versi, la P30 ALPHA mi ricorda forse più la mitica P3 Pancromatica degli anni ‘50, che, nell’ambito del mio mestiere, ho avuto modo di stampare in diverse occasioni (ricordo, in particolare, una serie di immagini sportive scattate alle due squadre genovesi impegnate nel campionato nazionale di quegli anni).
La ALPHA ha sicuramente una resa più tagliente, tuttavia strizza l’occhio al passato, con la sua particolare sensibilità cromatica e la complessità delle scale di grigio.

Dimenticavo: le temute righe di cui si è parlato tanto?
Sul dorso della pellicola del primo campione acquistato, sono presenti sporadiche righette parallele al lato lungo e persino una sorta di “gobbetta” nella gelatina di un fotogramma; tuttavia, tali difetti sono assolutamente invisibili, sia in scansione che in stampa, perciò, per quanto mi riguarda, il difetto è assolutamente trascurabile. In un secondo campione appena acquistato, non sono presenti imperfezioni degne di nota.
Personalmente ne sono entusiasta, anche se tenderei a consigliarla prevalentemente ad utenti che vantano una buona preparazione tecnica e, soprattutto, che possono servirsi presso laboratori competenti in grado di fornire un servizio personalizzato, sulla base di specifiche richieste del cliente.
Infatti, la P30 è un film che richiede un’esposizione accurata ed una metodologia di sviluppo dedicata, in caso contrario, difficilmente potrà fornire risultati pienamente apprezzabili. Insomma, va coccolata un più delle altre pellicole in commercio, un po’ come accade con certe 25 ISO o film ortocromatici.
Un vistoso neo (forse l’unico, in definitiva) è il prezzo; mi è stata, infatti, proposta alla cifra di 11.00 Euro (può essere che presso altri punti vendita, sul suolo nazionale, venga proposta ad un costo minore, ma anche maggiore).
Sicuramente la ricomprerò, tuttavia, visti i costi elevati, dubito possa diventare la mia pellicola di sensibilità medio bassa di riferimento.
Ribadisco il mio entusiasmo: se venisse proposta ad una cifra in linea con gli altri prodotti disponibili sul mercato e se dovesse diventare una presenza fissa a scaffale la utilizzerei spessissimo (probabilmente non sarei l’unico) non solo per il marchio che porta, ma soprattutto per l’emulsione particolarissima che la caratterizza, molto vicina alla mia idea di bianco e nero. Possiamo solo incrociare le dita e sperare che tutto vada a gonfie vele per questa gradita iniziativa.
Confesso che anni fa, la notizia del ritorno sulle scene di Ferrania mi aveva elettrizzato; tuttavia, sinceramente, ricordo di aver pensato: “Ma perché al posto di una diapositiva a colori non propongono nuovamente la mitica P30? Desiderio esaudito!

  PREGI
– Scala tale estesa (se correttamente esposta e sviluppata)
– Elevata nitidezza e buona risolvenza
– Grana finissima
– Look retrò, per gli amanti del bianco e nero di altri tempi

  PUNTI DEBOLI
– Prezzo sostenuto
– Elevato contrasto (richiede un trattamento di sviluppo adeguato)

Provatela! (In caso di dubbi o curiosità contattatemi pure).